Il collezionista di scarpe e sogni
Armin Mazic si racconta
Cè chi i sogni li realizza dopo mesi, anni, decenni; cè chi i sogni, sfortunatamente, non riesce a realizzarli proprio.
E cè chi, come Armin Mazic, i sogni li colleziona, insieme alle scarpe.
A 14 anni, 2 mesi e 25 giorni ha incontrato la Montepaschi Siena. Quella vera, quella di McIntyre, Eze, Stonerook, Lavrinovic. La squadra che avrebbe dominato nei mesi a seguire il campionato italiano, sfiorando la finale di Eurolega. E successo il 9 settembre 2007. Virtualmente, linizio di questa storia.
Armin, raccontaci quel pomeriggio.
“Ti posso confessare una cosa? Di solito sono molto nervoso quando cè tanta gente a vedere le partite. Invece quello che ricordo bene è che non ho sentito la tensione. Come se avessi avuto i tappi nelle orecchie. Ripensandoci, sento ancora adesso i brividi: ricordo ogni istante di quei pochi secondi in campo”.
La Junior, in una parola?
“La Junior è ormai la mia casa. E la cosa più semplice che posso dire per descrivere ogni secondo che passo qui”.
Una cosa che colpisce di te, a parte laltezza, è la padronanza della lingua italiana. Te lo dicono in tanti.
“Sì, è una cosa di cui vado orgoglioso. Lanno scorso sono arrivato e sapevo dire Sono Armin, giocare a basket. Aver imparato litaliano è stata una dimostrazione importante che ho dato innanzitutto a me stesso. Devo ringraziare i compagni di foresteria, gli insegnanti. Parlare in italiano è la chiave per sentirmi a casa. Mi piace dialogare con i coach, con i compagni. Senza la lingua italiana non avrei lo stesso feeling”
Accompagnaci nella tua giornata da cittadino casalese.
“Mi alzo con gli altri compagni di foresteria per andare a scuola; avendo tutti la stessa età, siamo avvantaggiati perché abbiamo gli stessi ritmi. Frequento il primo anno del Liceo Sportivo al Sobrero. Poi al pomeriggio, mi trasferisco al palazzetto per dedicarmi al basket. E alla sera, dopo cena, studio. Oggi ho preso il primo voto della mia carriera al liceo: 10 di inglese. E posso aggiungere una cosa? Sono molto orgoglioso del distinto con cui ho chiuso lesame di terza media. Era quello che a cui puntavo allinizio dellanno. Una soddisfazione che ho condiviso con mio padre, che ogni giorno al telefono mi ricorda quanto sia importante formarsi anche sui banchi di scuola”.
E il giorno dopo lesame, hai iniziato un lungo tour.
“Dopo uno scalo a Parigi, sono volato ad Auckland per iniziare una serie di camp. Dopo una settimana, Los Angeles UCLA, dove ho giocato con i più forti ragazzi del 1991 del mondo. Per due giorni ci siamo allenati per 11 ore. Poi a Reno. Altra esperienza fantastica, dove mi sono allenato con giocatori conosciuti in Italia come Chalmers, Gist, Ona-Embo, Pinkney. Lì ho lavorato molto per imparare a proteggere la palla, in ogni situazione di gioco. Ho anche imparato a boxare. E prima di una settimana di vacanze, ancora camp in Montenegro, dove mi ha accompagnato la mia famiglia, e Lettonia”.
La famiglia, appunto. Come ti segue in questa esperienza?
“Sono magnifici. Mamma, papà e il mio fratellino Edar cercano di venire spesso a trovarmi. E una sensazione speciale, e confortante. Se vuoi credere in un sogno, come sto facendo io, lideale è avere le spalle coperte da persone che ti fanno sentire protetto. E la mia famiglia, anche se da lontano, riesce a darmi questa sicurezza”.
Mettiamo ordine fra i sogni nel cassetto. Al primo posto?
“Questanno mi sto dando un obiettivo ambizioso: lavorare duro per arrivare alla prossima estate e giocarmi le mie chance per entrare nel roster della Junior. Poco importa la serie in cui giocherà la squadra”.
E guardando più in là?
“Diventare il miglior giocatore europeo di pallacanestro. Come Toni Kukoc. Croato, come me”.
E della tua passione per le scarpe della pallacanestro, cosa mi dici?
“Scherzando, direi che è quasi una malattia! Comprare nuove scarpe è una passione, mi piace cambiare tutti i modelli, confrontarli ma anche semplicemente collezionarli.
Le scarpe raccontano quanto mi stia impegnando per giocare a basket. Ma un paio di scarpe le terrò per sempre da parte, senza indossarle mai. Sono quelle che mi ha regalato Chris Mullin questestate a Los Angeles. Chris Mullin, Dream Team 92, finale olimpica contro la mia Croazia
”
Questo è Armin Mazic, il collezionista di scarpe e di sogni.