Altri mondi

14.01.09 16:45

Il talento al servizio della squadra


Nel mio post della scorsa settimana, tra le favorite in Eurolega ho dimenticato di citare il Tau Vitoria. Grave errore. I baschi di coach Dusko Ivanovic sono oggi forse la squadra più in forma d’Europa. Primi nella Acb con 15 vittorie ed una sola sconfitta, sei punti di vantaggio su un terzetto composto da Barcellona, Badalona e Malaga. Primi anche nel girone di Eurolega, dopo la vittoria di giovedì scorso al PalaLottomatica di Roma. Ho visto la sfida contro Becirovic e compagni: una partita splendida, di altissimo livello, conclusa solo all’overtime. Per Roma una sconfitta che brucia per come è maturata, ma da cui si possono trarre segnali confortanti per il futuro: giocarsela alla pari con un Tau così non è da tutti (senza dimenticare che da Vitoria Roma era tornata a casa con i due punti dentro la valigia).
Ma se la Lottomatica ha brillato più per le splendide giocate dei singoli, Jaaber, Datome e Jeenings su tutti, ciò che ha impressionato del Tau è stata la fluidità dell’attacco. L’asse Prigioni-Splitter ha funzionato alla meraviglia, con giocate a memoria ben spiegate in telecronaca da Flavio Tranquillo; Rakocevic è stato semplicemente perfetto, 31 punti senza forzare, mettendo il suo talento al servizio dei compagni e non isolandolo dal contesto. Il Tau è cultura di pallacanestro: da qui negli ultimi anni hanno spiccato il volo Calderon, Macijauskas, Nocioni, Scola, fenomeni anche al di la dell’oceano. Nonostante quattro final four consecutive, non è però arrivato il successo: sarà difficile riuscirci quest’anno, perchè la concorrenza è spietata, ma sarebbe strano non vedere i baschi a Berlino.

Quasi settemila chilometri più in la, venerdì scorso si è giocata Clevaland-Boston. Partita diversa, protagonisti diversi, ma qualcosa in comune. Per la prima volta si è visto un Lebron James diverso. Che fosse un campione, probabilmente il miglior giocatore al mondo, nessuno lo dubitava; sul fatto che potesse arrivare al titolo NBA con Cleveland, qualche perplessità c’era. La finale di due anni fa, peraltro persa 4-0 con gli Spurs, sembrava solo un episodio. Quest’anno qualcosa sembra cambiato: il paragone con Rakocevic può sembrare blasfemo, ma come la guardia del Tau Lebron mette il suo talento al servizio della squadra. Non è più uno splendido giocatore isolato dai compagni, ma gioca insieme a loro. Inizia spesso le azioni dai playmaker e, soprattutto, difende come mai si era visto. Attenti ai Cavs, dunque. Al numero 23 scadrà il contratto nell’estate 2010; se vuole vincere il titolo con Cleveland, questa è l’ultima vera occasione, altrimenti probabilmente cambierà aria (il richiamo della Grande Mela è forte). Come si dice negli Stati Uniti, stay tuned, state collegati.

Matteo