Altri Mondi

18.03.09 12:30

Benedetti play-off


Il momento non è dei più felici, inutile negarlo. Le tre sconfitte consecutive sono arrivate in un periodo cruciale della stagione e ci fanno dire addio alla promozione diretta. Tutti avevamo la speranza di essere più avanti in classifica; ma non è il caso di fare drammi. Il primo posto è sfumato, ma abbiamo davanti la parte più appassionante della stagione. Assurdo deprimersi adesso, quanto tutti i sogni, tutti i desideri sono ancora saldamente in piedi. Restano sei giornate,  sei sfide (di cui ben quattro al PalaFerraris) ad alta tensione e sullo sfondo i play-off, terra di sudore, canestri, imprese, gioia, lacrime, insomma di passione. Rimandiamo ogni considerazione, ogni processo. Godiamoci questo finale, e come ha scritto Michele lunedì non smettiamo di sostenere la squadra. Benedetti play-off, dunque. Un grazie a chi li ha creati e a chi li ha importati qui in Italia.

 

Già perchè i play-off, come d’altro canto la nostra amata pallacanestro, sono un’invenzione a stelle e strisce. Nacquero, già nella prima metà del secolo, per ovviare al problema della vastità del territorio statunitense: visto che non era possibile trasferirsi da una costa all’altra in poche ore come accade oggi, i campionati venivano organizzati creando varie divisions locali. Le vincenti di queste divisioni si qualificavano per i play-off e si decreteva la squadra campione. Ben presto la gente si innamorò della forumula e i play-off furono ampliati alle squadre classificate seconde e terze nelle rispettive divisions. Il primo sport a scegliere questa via fu il baseball, già nel 1903; seguirono hockey (1918) e football (1933). Nel dopoguerra, la appena fondata NBA subito seguì l’esempio. Da allora sono cambiate le formule (pensiamo all’introduzione del SuperBowl nell’NFL), ma si continua a seguire la strada imboccata agli inizi del secolo scorso, nonostante il problema delle distanze sia, se non risolto, quantomeno notevolemente ridotto grazie ai moderni mezzi di trasporto. Anzi i play-off, vista la spettacolarità che li caratterizza, sono stati esportati anche fuori dal continente americano, fino ad arrivare da noi, dove le distanze non sono certo significative.

 

Nell’Italia del basket furono introdotti  nella stagione 1976-77; allora il meccansimo era piuttosto complesso, prevedeva un primo girone a 12, poi altri due gironi (la cosiddetta poule scudetto, a cui partecipavano anche squadre di A2) che qualificavano per i play-off. La formula cambiò più volte nel corso del tempo, negli anni ’90 si sperimentò la fase ad orologio per permettere a tutte le squadre di giocare più partite; con la separazione tra A1 e A2 (si creano LegaBasket e Legadue) si arriva più o meno all’odierno sistema, ancora ritoccato nel corso del tempo. L’ultima rilevante modifica risale all’anno scorso, quando la LegaBasket optò per la finale al meglio delle sette partite secondo il modello americano. In Legadue, come ben sappiamo, sono previsti quarti, semifinali e finali al meglio delle cinque; la particolarità rispetto al massimo campionato sta nella scelta di non alternare come da tradizione casa e trasferta: si è scelto il 2-2-1. Quest’anno inizieranno il 3 maggio e finiranno il 10 giugno: sarà un mese di fuoco, non mi dispiacerebbe viverlo fino in fondo.

 

Forza Junior.

Matteo