Simone Pierich

Simone Pierich nasce a Gorizia il 22 settembre 1981 dove il padre giocava: Simone cresce cestisticamente nella Pallacanestro Modena e poi a Livorno, dove fa anche il suo esordio nel mondo professionistico.

Dopo 3 anni a Forlì, nel 2006 Pierich approda alla Junior Casale. In casacca rossoblu vi resterà per sette anni, guadagnandosi anche la fascia di capitano, oltre che la Promozione in Serie A e 251 partite.

Chiusa la sua pluriennale esperienza sotto la Torre di Santo Stefano, Pierich si sposta prima a Ferentino e poi a Biella: dalla scorsa stagione il ritorno a Forlì.

Durante la sua permanenza a Casale, Simone ha ricevuto anche la convocazione in Nazionale, conquistando quattro presenza con la Maglia azzurra.

Ecco il ricordo in rossoblu di Simone Pierich tratto dal Libro 50+1

La Junior veniva da un anno maledetto e perdere in casa al debutto con Imola, squadra che poi alla fine del campionato retrocesse, fece correre a tutti un brivido lungo la schiena. Che si trasformò in preoccupazione dopo lo stop a Reggio Calabria. In allenamento c’impegnavamo tantissimo, ma non trovare riscontri alla domenica faceva male. Poi ci sbloccammo con Soresina, in una gara molto sentita dal nostro pubblico.

La squadra era ibrida, costruita un po’ per la B1 un po’ per l’A2, e, partendo in pratica da zero, ci volle del tempo per assemblare ogni componente. Lungo la stagione crescemmo, sia a livello individuale che di gruppo, arrivando a giocare alla fine un basket piacevole, dinamico, fatto di giusti ritmi. Ai playoff andammo vicinissimi al risultato a sorpresa, venendo eliminati per inesperienza. Ma i nostri sacrifici furono comunque ripagati e gettammo le basi tecniche per fare meglio l’anno dopo.

In pochi mesi crebbe anche la società, fino a raggiungere un livello di professionalità ed organizzazione che neppure in una piazza storica come Livorno ebbi modo di trovare. Gran merito è da ascrivere a Marco Crespi che ci fece pure sputare sangue in palestra. In B1 andavo su e giù per il campo, con la Junior ho imparato le regole, del gioco e del movimento, e sono diventato un atleta molto più quadrato“.