Altri Mondi
04.02.09 23:55
Il magico mondo del College Basketball
In cerca di ispirazione per il pezzo del mercoledì, accendo la televisione. Trovo una partita di pallacanestro: è Wake Forest – Duke, NCAA, il campionato universitario di basket americano. Decido di soffermarmi, anche se non è mia abitudine farlo: non seguo assiduamente il campionato prima della fase finale, i nomi dei giocatori mi sono quasi tutti sconosciuti. So che si tratta di una sfida ad altissimi livelli. I Blue Devils di coach Mike Krzyewski (per tutti coach K), l’allenatore oro olimpico a Pechino, sono in testa al “ranking”: una specie di classifica stilata ogni settimana dai massimi esperti di college basketball, che tiene conto del record ma non solo. Wake Forest, l’università di Tim Duncan e Chris Paul, per citare i due nomi più famosi, è al quarto posto: un successo potrebbe riportarla in vetta.
La partita si dimostra di ottimo livello, grandi giocate atletiche, e non è una novità, ma anche un buon livello tecnico, cosa più rara negli ultimi anni. Ma ciò che più mi impressiona è la pazzesca atmosfera che si respira, anche a migliaia di chilometri di distanza. La “curva” dei tifosi di Wake Forest, le magliette gialle identiche sparse per tutto il palazzetto, l’incredibile intensità messa in campo da entrambe le squadre. Uno spettacolo affascinante, unico. Sport puro, meno legato a logiche economiche, più gioco e meno business.
Se l’Eurolega assomiglia sempre più all’NBA, la grande differenza sta qui. Quello del college basket, così come quello delle high school, è davvero un altro mondo. Distante anni luce, inarrivabile, intrasportabile qui in Europa. Sono impensabili le strutture in cui si gioca, è impensabile il seguito che ha il campionato NCAA.
Se non avete mai seguito partite di college, fatelo. L’offerta è grande: oltre alle partite trasmesse da Sky, per gli appassionati c’è anche NASN, che trasmette in lingua originale. Guardatele anche se non conoscete i giocatori, anche se vi dimenticherete i loro nomi mezz’ora dopo la partita. In NCAA conta quello il nome che c’è scritto davanti, il nome dell’università, Duke, Wake, North Carolina, UCLA, eccetera; non il nome del giocatore scritto sul retro della maglietta. Se amate la pallacanestro, non potete non ammirare questo fantastico spettacolo. Non possiamo importarlo, questo è vero. Possiamo gustarcelo al televisore, e poi provare a far rivivere anche solo un decimo di quell’atmosfera qui al PalaFerraris, trasformarlo in un piccolo Cameron Stadium (l’arena in cui gioca Duke) da qui al termine della stagione. È tempo di lavorare sul nostro sogno, da domani con un Ghiacci in più (in bocca al lupo Andrea!).
Matteo