Casale come il giardino di casa

09.10.09 07:34

Riccardo Bernardi e l'esperienza con la Junior


Domanda ad alto rischio trabocchetto “stereotipo”: che sport pratica il figlio di uno che è stato nominato Miglior giocatore del XX secolo della pallavolo?
Gioca a pallacanestro, a 379 chilometri da casa.
Più precisamente, a Casale Monferrato.

Riccardo, ma non era più comodo giocare nel giardino di casa, fra i trofei di tuo papà?

“Sicuramente sarebbe stato più comodo, ma non così stimolante. Volevo fare un’esperienza diversa e misurarmi in un’altra realtà. Papà e mamma hanno capito perfettamente, aiutandomi a scegliere Casale e la Junior”.

Ti manca qualcosa della tua città, Treviso?

“Per il momento no. Anzi, devo dire che a Casale ho trovato un’ambiente ideale, accogliente… anche se sono qui da venti giorni, mi sembra proprio la situazione perfetta per crescere, come giocatore e come adolescente”.

E poi, per rivedere papà, c’è sempre Youtube. Fra i tanti, un video rimane nella memoria collettiva: Rio de Janeiro, campionati del mondo. L’Italia di Velasco vince la finale contro Cuba. La chiamarono “generazione di fenomeni”, e Lorenzo Bernardi divenne l’icona di quella nazionale.
“Sicuramente quella è l’immagine più memorabile di mio padre. Io però ho avuto la fortuna di conoscerlo da una posizione privilegiata: tanti allenamenti, non mollare mai, sacrifici. Le tre cose che lui mi ricorda sempre”.

Altro stereotipo: il peso di un cognome. Sei lì perchè sei “figlio di Tizio”.
“Guarda, a me non è mai pesato. Forse pesa a qualche interlocutore. Al contrario, essere figlio di uno sportivo così vincente mi stimola. Fare anche solo un quarto di quanto ha fatto lui, sarebbe un successo!”

Basket dall’età di sei anni, poi pallavolo e calcio. Quindi, il ritorno alla Benetton Treviso e la scelta definitiva del basket. E perchè proprio Casale?

“E’ una società di cui avevo sentito parlare. La prospettiva di una piazza in crescita e di un gruppo Under 17 competitivo ha avuto il suo peso ma… se posso dirla tutta, mi sono fidato dei consigli di Della Valle e Francione, conosciuti nei ritiri con la nazionale e presto diventati amici. Per il momento, non posso che ringraziarli per avermi portato qui”.

Il tuo modello?
“Sasha Danilovic. Agonismo e quella sana cattiveria cestistica da mettere sempre sul campo”.