Solo gli stereotipi vanno in vacanza
Il lavoro fisico continua per tutta l'estate
Con le pinne, il fucile e gli occhiali…
…fischiettando questo celebre motivetto estivo, il nostro cestista del cuore rossoblu “sciabatta” allegramente verso la spiaggia, Gazzetta e infradito di ordinanza, iPod nelle orecchie e un bel succo di frutta ad attenderlo sotto l’ombrellone.
Davvero lo immaginate così?!?
NULLA DI PIU’ SBAGLIATO!!!
La post-season non è solo riposo e distrazione, ma anche un’occasione per migliorare fisicamente e tecnicamente. L’altro giorno Marco Crespi su queste colonne ha raccontato come anche il 2 luglio ci si può ritrovare in palestra con la volontà di aggiungere un dettaglio nuovo nel proprio bagaglio tecnico.
Oggi invece, con la preziosa collaborazione di Francesco Gioia, vi raccontiamo l’estate dell’atleta rossoblu dal punto di vista fisico.
“Iniziamo col dire che un atleta professionista sa benissimo che due mesi di riposo sono impensabili. Questa consapevolezza, unita alla voglia di migliorarsi, spinge tutti alla massima collaborazione anche in queste settimane di ferie”.
Raccontaci come è stato organizzato il lavoro della post-season.
“Dopo dieci giorni di riposo dall’ultima partita di playoff, è ricominciato il lavoro in palestra: al mattino con me, al pomeriggio con Marco Crespi. Tre settimane nelle quali personalmente ho potuto incrementare i carichi e lavorare sulle carenze di ognuno; parto da una base solida di un gruppo di atleti che conosco da uno o più stagioni: questo lavoro sui deficit è molto facilitato”.
E ora che anche la palestra è “chiusa per ferie”?
“Ci sono i compiti delle vacanze… con tanto di verifica intermedia. A ogni atleta è stato assegnato un programma settimanale, impostato sulla forza e sul lavoro aerobico con corsa.
Dal 21 alle 24 luglio al PalaFerraris facciamo una verifica del lavoro svolto, riassegnando un nuovo programma per il periodo successivo”.
Tre settimane di nuovo lavoro, poi una di scarico. Ed è già tempo di radunarsi.
“Questo lavoro durante le ferie estive non è di semplice mantenimento, ma di reale concentrazione su sè stessi e sui propri limiti. Sarebbe sbagliato pensarla diversamente.
E i nostri atleti ci hanno dimostrato con l’abnegazione di averne colto l’importanza”.
Alessandro Spinoglio